«Sognare il sogno impossibile
Raggiungere la stella irraggiungibile
Amare in modo casto e anche da lontano
Combattere per ciò che è giusto
Tentare quando le braccia sono troppo stanche
Essere disposti a marciare all'inferno
Per una divina causa
...Seguire quella stella
Non importa quanto sia priva di speranza
Non importa quanto distante...»
Ultimo Chisciotte insegue l'utopia del romanzo cervantiano facendola giocare con la realtà. Si apre il sipario sul fascino e la dannazione di quell'uomo che, come nel testo di Cervantes, si fa attore e personaggio per misurarsi con il polverio del palcoscenico come con quello delle cose e del mondo, perduto tra la realtà rappresentata e quella autentica.
Sancio è un giovanissimo "servo di scena" leggero come un folletto, che cerca di capovolgere i valori del padrone dimostrando che ogni linea dritta nasconde un rovescio storto. Il suo percorso lo vede lentamente abbracciare il valore chisciottesco, come un discepolo che ha imparato e amato una lezione di vita dal proprio maestro fino a farla sua. E farsi lui stesso ultimo Chisciotte, in un inno alla rinascita dell'utopia. Mentre l'impareggiabile Dulcinea, unica signora dei più segreti pensieri, primo oggetto del desiderio, è la donna che non esiste, puro e doloroso miraggio.