Dalida, per il suo modo di attraversare la storia e illustrarne i cambiamenti, è una vera eroina dei nostri tempi. La piccola ragazza italiana dagli occhiali spessi, nata in un sobborgo popolare del Cairo, diventata prima Miss Egitto e poi Mademoiselle Bambino regina dei juke-box, verrà infine consacrata come la più grande cantante francese di tutti i tempi. È stata allo stesso tempo vamp hollywoodiana tutta lustrini e diva mediorientale, per diventare dopo la morte una figura-culto per una intera generazione. In vita il generale De Gaulle l’aveva insignita della medaglia della Presidenza della Repubblica, unica donna ed unico artista ad averla ottenuta, e alla sua scomparsa Parigi le ha dedicato una piazza: Place Dalida. Alla cerimonia inaugurale e il giornale Libération scrisse: "Dalida è più presente che mai, nessuna artista sarà mai così celebre…"
Durante tutta la vita dietro la star Dalida, la donna Jolanda ha amato e sofferto semplicemente, umilmente. Si è donata senza limiti agli uomini della sua vita come ad un pubblico che aveva per lei sempre il “viso dell’amore”, vivendo ogni volta la tragedia di essere amata più come artista che come persona.
L’idea dello spettacolo nasce dal desiderio di ricordarne la vita e le canzoni che l’hanno resa celebre e che ci hanno appassionato. Abbiamo dimenticato o trascurato troppo a lungo una ragazza italiana del sud che è passata alla storia fuori dell’Italia: nemo profeta in patria? No, forse solo un’artista troppo scomoda per i benpensanti, per quelli che dopo il tragico evento di Sanremo hanno preferito sacrificarla sull’altare dei non graditi e salvare uno dei business più redditizi dell’epoca, quello delle case discografiche.
Ci piace ricordarla nel suo infinito repertorio musicale, nel suo sorprendente trasformismo, nel suo misterioso e affascinante percorso tra arte e amore, malinconico e beffardo, scientemente interrotto dalla sua volontà di decidere anche della propria morte.