«Un mondo meno rotondo, ma un po’ più quadrato»: è il sogno di Don Antonio Barracano, il “sindaco” del Rione Sanità. Barracano non è solo un capo camorra, è un visionario, che cerca di ristabilire l’ordine in un mondo che ha perso ogni punto di riferimento, esercitando la sua personale idea di legge. Fa estrarre pallottole e ricucire ferite dal corpo di giovanotti troppo animosi; concede udienze giornaliere a chi si rivolge a lui per ottenere giustizia e protezione. La Sanità, il suo regno, non è solo un quartiere di Napoli, ne è il cuore pulsante, il luogo dove è nato Totò e dove Eduardo De Filippo ha ambientato molte delle sue commedie. Nei suoi vicoli convivono palazzi nobiliari e case fatiscenti, bassi e chiese barocche. Contraddizioni aspre e attuali, dinamiche sociali radicate così profondamente nella cultura popolare da non trovare alternative: per questa nuova produzione Mario Martone ha scelto di curare la regia di un progetto del gruppo di giovani attori indipendenti del NEST di Ponticelli, che hanno immaginato di mettere in rapporto questo testo, tra i più sofferti del grande autore napoletano, con la realtà difficile che vivono nel quotidiano. L’idea di affidare il ruolo del Sindaco del Rione Sanità a un uomo giovane e deciso, in opposizione al personaggio misurato e mediatore creato dal drammaturgo è inedita. La scelta di calare questo nuovo sindaco, aggiornandone i tratti secondo l’orizzonte dei nostri giorni, mettendolo a capo di un clan composto da giovanissimi protagonisti di una delle guerre di Camorra simili a quelle che riempiono le cronache, ha una valenza non solo teatrale, ma soprattutto civile. Debuttare in un teatro di periferia, dando spazio ai giovani del quartiere, è anche un omaggio a Eduardo e Luca De Filippo, che dell’interesse per i ragazzi a rischio di Napoli hanno fatto l’ultimo impegno della loro vita. Specchi delle contraddizioni del nostro tempo, per Martone è l’ora di cominciare a guardare alle periferie non solo come problema, ma anche e soprattutto come risorsa.