Ultimo Chisciotte insegue l'utopia del romanzo cervantiano facendola giocare con la realtà. Si apre il sipario sul fascino e la dannazione di quell'uomo che, come nel testo di Cervantes, si fa attore e personaggio per misurarsi con il polverio del palcoscenico come con quello delle cose e del mondo, perduto tra la realtà rappresentata e quella autentica.
Sancio è un giovanissimo "servo di scena" leggero come un folletto, che cerca di capovolgere i valori del padrone dimostrando che ogni linea dritta nasconde un rovescio storto. Il suo percorso lo vede lentamente abbracciare il valore chisciottesco, come un discepolo che ha imparato e amato una lezione di vita dal proprio maestro fino a farla sua. E farsi lui stesso ultimo Chisciotte, in un inno alla rinascita dell'utopia. Mentre l'impareggiabile Dulcinea, unica signora dei più segreti pensieri, primo oggetto del desiderio, è la donna che non esiste, puro e doloroso miraggio.