Con Sogno di una notte di mezza sbornia, Luca De Filippo torna in scena con l’Eduardo del primo dopoguerra, che scriveva mentre l’Italia sognava un futuro migliore: dal 1936 questa commedia è una girandola di sogni, vincite al lotto, superstizioni e credenze popolari, fin dal debutto consacrata come una delle più esilaranti della compagnia di De Filippo.
Pasquale Grifone è un povero facchino, a cui però non fa fatica tirare su il peso del bicchiere: dopo aver alzato il gomito una volta di più, gli appare in sogno nientemeno che Dante Alighieri. Quattro numeri: questa è la preziosa comunicazione del Poeta. Sono numeri da giocare al lotto, ma attenzione: sono anche la data e l’ora della morte di Pasquale. Subito giocati, i numeri si rivelano buoni: di lì a poco, la quaterna esce e la famiglia di Pasquale si ritrova ricchissima. Ma Pasquale non si dà pace, perché se il sogno ha funzionato per il lotto, allora predice correttamente anche il momento della morte…
Con uno stile comico e talvolta da farsa, com’è dell’antica tradizione teatrale napoletana, Eduardo mette in scena la crescente disperazione di Pasquale per la sua morte “imminente” e i tentativi della famiglia (già adattatasi benissimo alla nuova ridente condizione economica) e degli amici per calmarlo, convincendolo che si tratti soltanto di una semplice superstizione. Sarà, ma il giorno annunciato per la dipartita di Pasquale tutti sono già vestiti a lutto… a chi sarà favorevole la sorte, in questo intreccio di lotto, eredità, previsioni, morte e vita?